Il conte Guido Ginaldi

Pilota ed eclettico viveur del Novecento

 

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Prefazione


    Quando nel 1968 da giovane studente fresco di patente di guida e con i pochi risparmi di cui disponevo ebbi occasione di acquistare la mia prima automobile, una Fiat 500 Giardiniera di quarta mano pagata centotrentamila lire, non pensavo che, a distanza di mezzo secolo e con oltre trecentomila chilometri all’attivo, la stessa vettura restaurata in ogni minimo particolare potesse ancora portarmi in giro per i tanti raduni di auto d’epoca organizzati in Abruzzo e regioni limitrofe.


    Proprio frequentando queste manifestazioni ho potuto constatare come la storia dell’automobile sin dal suo primo apparire non sia molto conosciuta neppure dai numerosi appassionati di motori e collezionisti di veicoli storici, che spesso rivolgono la loro attenzione maggiormente alle argomentazioni tecnico-economiche e trascurano invece gli aspetti affettivi e storico-culturali legati al mondo dell’automobilismo.

    Per questo motivo nel 2016, grazie al patrocinio dell’Università Sulmonese della Libera Età, detti alle stampe il volume Dalle redini al volante, destinato agli iscritti dell’associazione e diffuso anche tra i partecipanti ai raduni dei vari club abruzzesi di amatori di auto storiche.

    Nel soffermarmi in particolare sul primo diffondersi del nuovo mezzo di locomozione tra le valli del Centro Abruzzo, ebbi modo di imbattermi in quel singolare personaggio sulmonese conosciuto come il conte Guido Ginaldi, vissuto nei primi tre quarti del Novecento, al quale mi accostai con quanto riferito dall’amico Ezio Mattiocco, che a suo tempo l’aveva conosciuto e intervistato, nel volume Sulmona Ieri.

    Negli anni 2017/18 a Sulmona sono state organizzate due interessanti manifestazioni che hanno visto la partecipazione di decine di vetture Ferrari provenienti da tutta Italia e ospitate dal “Club Ferrari Passione Rossa”, importante associazione nazionale intitolata alla casa di Maranello e coordinata dal delegato abruzzese Walter Tirimacco il quale, in entrambe le occasioni, ha voluto rievocare proprio la figura di Guido Ginaldi che nel 1925 partecipò con buoni risultati a varie gare automobilistiche italiane, perfino vincendo la famosa Coppa Acerbo che si disputava sulle rive dell’Adriatico. 

    In queste occasioni ho avuto modo di constatare che, nonostante il gran parlare che si è fatto di lui a quasi mezzo secolo dalla sua scomparsa, l’immagine di questo eclettico sportman rimane tuttora avvolta da dubbi più che delineata con certezze; di qui l’idea, abbozzata fin dalla prima collaborazione con Ezio Mattiocco, di approfondirne la conoscenza e tracciare un profilo più accurato dell’avventuroso pilota sulmonese, con l’apporto di immagini e testimonianze che col trascorrere del tempo vanno facendosi sempre più rare e preziose.
Francesco Falocco